Malisa Catalani torna in mostra in Galleria Cavour
Dopo il grande successo di pubblico riscontrato durante la sua esposizione ad ArtCity presso Palazzo Vassè Pietramellara, con oltre 40.000 visitatori, Malisa Catalani, in arte Malisarts, torna in Galleria Cavour con un’esibizione temporanea che mette letteralmente in vetrina le sue magnetiche opere.
Tra le boutique di Tiffany, Bottega Veneta e Louis Vuitton, le creazioni di Catalani, proprio come dei preziosi gioielli, si mostrano in tutta la loro forza raccontando con rara sensibilità le molteplici sfaccettature del corpo e dell’animo femminile, tematica da sempre cara all’artista. L’esposizione, curata dalla rinomata SimonBart Gallery, riporta al centro della scena le eroine in bronzo della designer. Tra queste spicca un esemplare del ciclo “Butterfly” dove, dai corpi femminili, si ergono vere e proprie ali realizzate con scarti di fusione e i cui frammenti, saldati uno ad uno, vanno ad arricchire l’estetica dell’opera. Il significato è materico ma anche metaforico: anche noi possiamo rinascere dai momenti difficili della vita e risplendere dagli scarti proprio come una farfalla che, una volta uscita dal bozzolo, è poi pronta a spiccare il volo.
Tra le opere esposte brilla Artemide, dea dei boschi, selvaggia e indomita esattamente come il mito racconta. Nasce dall’intuizione dell’artista ispirata dai giochi di luce dei raggi solari che, all’ombra degli alberi, penetrano tra i rami e il fogliame. Non a caso la scultura appartiene all’acclamato ciclo “Rebirth” che simboleggia proprio la rinascita e in questo busto, elegante e forte allo stesso tempo, la dea sembra proprio immortalata nell’atto di respirare a pieni polmoni, libera dalle apnee della vita e delle sue intemperie. Impossibile poi non restare ammaliati da Gea, giunonica e potente poiché personificazione stessa della Madre Terra. Catalani la immagina frammentata in due: d’altronde l’atto stesso del generare la vita passa proprio tramite una lacerazione. E’, infatti, dalle ferite che penetra la luce e nemmeno la forza generatrice di Gea può sottrarsi a questa legge naturale.
Malisa ha le idee chiare anche quando deve riprodurre Venere, la dea della bellezza. Anche lei, infatti, non è priva di cicatrici ma è proprio da queste che deriva il suo vero splendore. Non le copre, bensì le espone come medaglie: l’opera ci ricorda che la bellezza non è perfezione ma evoluzione, accettazione, coraggio. Combattenti, seducenti, generatrici, le donne di Malisa Catalani sono dee, eroine quotidiane, anime in ricostruzione: lo dimostrano in ogni dettaglio come ben ricordano anche i bronzi di Rinascita e Afrodite. Ogni creazione è frutto di un’attenta ricerca. Dall’ispirazione il processo passa attraverso lo studio anatomico, i prototipi in terra cotta, gli stampi e la fonderia dove le idee si materializzano. Per quest’ultimo essenziale momento Malisa si affida da tempo alla storica fonderia Venturi di Bologna, nota per aver collaborato con artisti del calibro di Gilbert Kruft e Salvador Dalì. Non è un caso che Catalani abbia scelto proprio questo laboratorio, guidato per tre generazioni solo da donne, per plasmare le sue creazioni: il suo è un racconto artistico che accompagna lo spettatore nelle pieghe più profonde della femminilità e ne restituisce una visione autentica, innovativa e di pura emozione.