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Anna Wintour: come Vogue ha raccontato il mondo

2 Luglio - 2025

La notizia delle dimissioni di Anna Wintour dal ruolo di Editor in Chief di Vogue US, pochi giorni fa, ha scosso il mondo della moda e dell’editoria. Si tratta di una delle figure più influenti, temute e ammirate del settore, in grado di decretare il successo o la fine delle carriere di stilisti e professionisti.

Attraverso le pagine e le copertine di Vogue ha ridefinito i canoni estetici della società e raccontato i cambiamenti di un’epoca. Nata a Londra nel 1949, Anna cresce in un ambiente colto e intellettuale. Il primo impiego importante è quello di assistente presso Harper’s & Queen (oggi Harper’s Bazaar UK), ma è con il trasferimento negli Stati Uniti che avviene la svolta: dopo cinque anni nel gruppo Condé Nast, nel 1988 viene nominata direttrice di Vogue America.

Audace, inflessibile e visionaria, decide sin dalla prima copertina di trasformare radicalmente il magazine; invece dei tradizionali abiti da gala, sceglie di raffigurare una modella in Lacroix e jeans, con un chiaro messaggio: la moda è di tutti, abbraccia l’alto e il basso, la strada e la passerella. Seguono copertine iconiche che ritraggono celebrità, politici, personaggi pubblici… comparire su Vogue diventa un punto di arrivo e una consacrazione.

Sotto la sua guida, il magazine diventa specchio del paese, intervenendo con dichiarazioni sociali e politiche, oscillando abilmente tra cultura pop ed élite, grazie all’apporto dei più grandi fotografi e firme editoriali. Contribuisce a creare il mito della supermodel: la celebre copertina del 1990, scattata da Peter Lindbergh con Naomi, Linda, Tatjana, Cindy e Christy, consacra modelle così famose da non aver nemmeno più bisogno del cognome per essere presentate.

Altro grande successo di Wintour diventa il Met Gala che sotto la sua guida si trasforma da semplice evento di beneficenza a uno degli show più importanti del mondo con red carpet attesi tanto quanto quelli degli Oscar. Nascosta dietro la sua divisa di ordinanza, sempre uguale e fedele a sé stessa, Anna inventa un look e uno stile iconico: caschetto, occhiali da sole Chanel e tailleur sono la sua cifra stilistica. Potrebbe apparire un paradosso per una che incarna il fashion system ma anche questo suo look immutato ne accresce il mito: Anna inventa il personal branding prima di tutti.

La sua aura è tale da ispirare anche Hollywood che con la pellicola “Il Diavolo veste Prada” racconta, in modo neanche tanto sottile, la sua figura attraverso la magistrale interpretazione di Meryl Streep. Dopo 37 anni alla guida di Vogue ha reso la moda meno frivola lanciando messaggi di inclusione, potere, rivoluzione. La sua resta un’impronta indelebile e una corona difficile da ereditare. Resterà comunque Global editorial director e Chief Content Officer per il gruppo Condé Nast, perché si sa, anche per le regine più rivoluzionarie, l’abdicazione resta il gesto più estremo e difficile.

Ph: Myleskalus, Cropped and color-corrected by Daniel Case prior to upload, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons